SINOSSI
“Diplomazia”, testo del drammaturgo francese Ciryl Gély, ci narra un dialogo che ha cambiato il corso della storia: quello avvenuto la notte del 25 agosto 1944 tra il console svedese Raoul Nordling e il generale tedesco Dietrich Von Choltitz, e che ha salvato la capitale francese dalla distruzione totale ordinata dal Führer. Questi due personaggi devono confrontarsi, nel corso del loro incontro-scontro, con le diverse identità che scoprono, di volta in volta, di avere: nazista, pacifista, amico, nemico, tedesco, svedese, francese… il tutto porterà questi due personaggi a valutare attentamente se stessi e il proprio rapporto con gli altri, il mondo, la guerra, fino a prendere decisioni fatali.
Un ritmo senza soste e continui colpi di scena rendono quest’opera una poetica testimonianza di una pagina della nostra storia rimasta per molto tempo nascosta nella memoria di chi l’ha vissuta direttamente.
TEMI PRINCIPALI
La scrittura di Gély ci permette di esplorare con attenzione al dettaglio e alla situazione specifica tematiche di ampissimo respiro come la guerra, la pace, l’ascolto e il compromesso. Questo perché l’intera opera si basa su queste parole, e l’incontro-scontro fra il generale Von Choltitz e il console Nordling si rivela essere una partita a scacchi che non punta, tuttavia, a far prevalere l’uno rispetto all’altro, ma piuttosto a far in modo che entrambi possano ritrovarsi dalla stessa parte, la parte dell’umanità, della comprensione e della pace. Nonostante il massacro della Seconda Guerra Mondiale sia ancora in corso e la Germania non voglia capitolare, questi due personaggi si stagliano in questo quadro di sangue e violenza con il coraggio di andare controcorrente, di tenere la testa bassa e persistere nel loro intento che sembra a tutti assurdo: combattere non per distruggere e uccidere, ma per tenere viva una delle poche fiamme dell’umanità ancora accese.
Una lotta che si rivela da subito anomala tanto nelle intenzioni quanto nello svolgimento: entrambi sanno che distruggere Parigi è sbagliato e assurdo, ma questo, nonostante la chiarezza con cui appare a tutti, non è facile da ammettere per il generale, che è diviso tra il giuramento e i servigi offerti (inizialmente con entusiasmo) ad Hitler e la volontà di riconoscere che la guerra che stanno combattendo è ormai solo la guerra di quel dittatore, rimasto solo a comandare un esercito che ormai non esiste più. Dall’altro lato della scacchiera troviamo il console Nordling, svedese ma francese d’adozione rappresenta il cosmopolitismo, il dialogo, un guerriero invisibile che non indossa la corazza ma combatte con lo stesso fervore. Come equazioni opposte, questi due personaggi sembrano annullarsi continuamente, mettersi in difficoltà e far crollare gli argomenti che delicatamente mettono su. Il risultato è un dialogo senza esclusione di colpi, che tratta con fermezza il tema della guerra, delle colpe da entrambe le parti e come capire quando fermarsi, quando comprendere che il sangue chiama solo altro sangue.