Il Becchino di Amsterdam non porta iella

2021

SINOSSI

Il “Becchino di Amsterdam non porta iella”, tratto dall’omonimo romanzo di Domenico Abascià, è la storia della ricerca della propria identità, nel momento in cui i canoni culturali e sociali con i quali si è cresciuti vengono sconvolti da una nuova città e da un viaggio. In un cerchio narrativo che si chiude e si apre davanti ai genitori di Domenico, il protagonista avrà la possibilità di riscoprire se stesso, ma anche di riscoprire la relazione con l’altro. Il viaggio di Domenico, inizia in un appartamento a Bologna, città dove si è trasferito come studente fuori sede, e come tutti gli studenti fuori sede vivrà il distacco dalla terra natale come un velo che si solleva dall’habitus della provincia. Qui si tracciano le prime linee della storia d’amore con Elena, la sua coinquilina, storia frenata un po’ dalla timidezza, un po’ dalla paura di non essere abbastanza uomo. Quello di Domenico non è un viaggio in solitaria, ma con lui ci saranno anche i suoi due migliori amici, Marika e Fabio, con i quali, dalla tranquilla cittadina di provincia, tra lattine di birra e cannabis, vivrà la sua avventura ad Amsterdam. Gli avvenimenti stropicciati dalle sostanze stupefacenti, si intersecano con i problemi generazionali e con le distanze culturali.

TEMI PRINCIPALI

“L’immagine di un becchino fortunato crea disagio. Lo stesso che vivono i protagonisti di questo volume. Cinque ragazzi che, catapultati in una realtà diversa da quella del proprio paese, mettono in discussione loro stessi e i preconcetti con cui sono cresciuti.” – dalla quarta di copertina del volume. Il racconto di Domenico si propone di analizzare e sviscerare le riflessioni di un ragazzo di vent’anni alle prese con le esperienze di vita comuni che la sua età e determinate scelte possono portargli. Ogni tema tracciato dal racconto autobiografico si collega agli altri in un fiume consequenziale che culmina nella creazione di un disegno. Tanti puntini collegati da tante linee: l’identità di Domenico. Una delle tematiche affrontate è il viaggio, da cui origina la linea narrativa più grande. Il viaggio parte dalla piccola città di Bisceglie e fa tappa a Bologna, dove Domenico si confronta con la realtà degli studenti fuorisede o di chi, in generale, parte dal proprio paese natale alla ricerca di nuove prospettive da accettare e da cui imparare. Infatti, è da questa scoperta che partono le prime riflessioni di Domenico. Una conseguenza diretta della prima tematica, è quella del pregiudizio. I protagonisti mettono in discussione i preconcetti sulla famiglia, sulle droghe leggere e sui rapporti di genere, nel momento in cui si trovano in contesti del tutto nuovi. Domenico, in particolare, riflette sulle dinamiche familiari della sua città, del suo habitus, della sua tradizione e su come queste influenzino la vita dei suoi cari e la sua: i sogni dei genitori, quelli dei figli, apparentemente lontani in una realtà che muta velocemente di generazione in generazione, all’interno di culture, tradizioni e mentalità differenti. Contaminato da questi habitus e da queste dinamiche, è anche il tema dell’amore, la cui funzione è quella di dare al protagonista la giusta motivazione per mettersi in discussione, per scardinare i luoghi comuni della relazione uomo-donna. A quali caratteristiche deve rispondere un uomo perché la sua identità virile sia riconosciuta? E una donna? Quanto le società ci riempie di preconcetti che alterano il nostro giudizio e a volte, anche i nostri sentimenti? Se già Bologna e l’amore forniscono a Domenico i giusti strumenti per completare il suo percorso, ci pensa Amsterdam con il suo exploit di differenze a dargli la possibilità di metterli in pratica. Una città dove lavori comuni, come il becchino o il commesso in un coffeeshop, diventano oggetto di discussione per chi proviene da un paese in cui la vendita di droghe leggere è illegale. Una città in cui la normalizzazione della prostituzione contribuisce ancora di più a demolire l’habitus da “parente alla lontana del delitto d’onore” in favore di un visione più umana di ragazzo, con i propri sentimenti e le proprie debolezze. Alla fine del viaggio Domenico chiude il cerchio: un ragazzo di vent’anni viene a patti con il proprio contesto, impara ad analizzarlo e lo riempie di tutto quello che il mondo ha ancora da insegnargli.

RICERCA E PUBBLICO

Uno degli obiettivi primari della nostra compagnia è quello di riempire i teatri di pubblico giovane. Proprio per questo, abbiamo deciso di puntare su un progetto fresco e coinvolgente, attuale e concreto. Tra i motivi che ci hanno spinto a utilizzare il romanzo “Il becchino di Amsterdam non porta iella” ci sono la provenienza e l’età sia della nostra compagnia sia dell’autore del testo. La Puglia fa da culla ad Anomalia, ma anche all’estro creativo di Domenico Abascià. Inoltre è lo stesso romanzo ad essersi rivelato perfetto per una trasposizione teatrale: il testo originale, infatti, alterna momenti di narrazione a scene di dialoghi serrati tipiche di una sceneggiatura teatrale. Quindi, in accordo con l’autore, i membri della compagnia hanno svolto un lavoro di riadattamento del testo, di ricerca dei personaggi, adattamento dei ruoli e, ovviamente, di creazione della scena, incluse scenografia, musiche e luci. Lo spettacolo vuole rivolgersi in particolare a ragazzi di età compresa tra i 18 e i 25 anni. Sono gli anni delle scelte che segneranno la nostra vita e proprio per questo sono i più carichi di aspettative, domande, scontri generazionali e tante altre situazioni che accomunano i ragazzi di oggi. In questa commedia si affrontano e si analizzano queste problematiche, sarà poi il giovane pubblico a trovare le risposte che sta cercando.

Durata dello spettacolo:  60 min.